«Ermete, tu sempre sei il messaggero;
alla ninfa bei riccioli porta decreto immutabile,
il ritorno del costante Odisseo; che ritorni
senza accompagno né di numi né d’uomini,
ma sopra una zattera dai molti legami, soffrendo dolori,
arrivi al ventesimo giorno alla Schería fertili zolle,
dei Feaci alla terra, che sono parenti agli dèi.
Essi, come un dio, l’onoreranno di cuore,
lo guideranno per nave alla terra dei padri,
bronzo e oro e molte veste donandogli,
quanta ricchezza da Troia mai Odisseo avrebbe preso,
se incolume fosse tornato, con la sua parte di preda.
Così è il destino per lui che riveda gli amici e che torni
all’alto palazzo e alla terra dei padri».
Odissea, Libro V, vv. 35-42
traduzione di Rosa Calzecchi Onesti
Einaudi, 1994
Scegliendo questo nome abbiamo voluto riprendere una frase di Lisa Morpurgo che troviamo nelle ultime righe del suo testo fondamentale, Il convitato di pietra:
«Le maglie dei condizionamenti censori si allentano, il velo sta per essere squarciato. Forse, nel morbido cielo notturno, già i Feaci ci osservano, pronti all’accompagno».
Ci è sembrato che il compito attribuito da Omero ai Feaci, “né numi né uomini”, possa esprimere bene – anche nella sua oscurità, poiché il valore simbolico del mito non si lascia catturare in una formula definitiva – la nostra funzione di studiosi dello Zodiaco, secondo il dettato della nostra Maestra.
Vorremmo svolgerla con sconfinata ambizione e serena coscienza dei nostri limiti personali, cercando di essere un tramite fedele e al tempo stesso aprire le porte alla creatività, per noi e per i nostri compagni nel cammino. E ci auguriamo anche che il nome scelto sia di buon auspicio, e che la nostra Nave dei Feaci possa mostrarsi capace di accompagnare lo studio e la ricerca astrologica fino alla meta, qualunque essa sia.
|